Domande Frequenti
Scopri i segreti e le curiosità dei nostri Chef esperti per diventare un vero intenditore della Cucina di Mare. 🌊

Per sapere dove si mangiano le cozze più buone, è fondamentale conoscere la stagionalità e la provenienza del prodotto.
Durante i mesi invernali, le cozze spagnole sono considerate le migliori. Crescono in acque marine che mantengono una temperatura relativamente mite anche nei periodi più freddi: questo favorisce lo sviluppo ottimale del frutto, rendendolo più tenero e gustoso.
Nei mesi estivi, invece – da maggio a settembre – il primato delle cozze più buone spetta all’Italia. In questo periodo le cozze entrano nella fase di riproduzione, diventando più carnose e ricche di sapore. Inoltre, grazie al rispetto dei tempi naturali di allevamento, i molluschi hanno modo di crescere senza essere raccolti troppo presto.
Insomma, per mangiare cozze fresche e saporite tutto l’anno, è importante scegliere il periodo giusto e conoscere la loro origine.

È vero che in inverno è meglio non mangiare le cozze? Secondo una regola popolare molto diffusa ancora oggi, è consigliabile evitare di consumare cozze durante i mesi che contengono la lettera “R” nel nome, cioè da settembre ad aprile. Questo perché, nei mesi autunnali e invernali, le cozze entrano nel loro periodo di riproduzione, risultando meno polpose e saporite.
Il periodo migliore per gustare le cozze è la stagione estiva, da maggio a inizio settembre, quando i mitili hanno già completato il ciclo riproduttivo. In estate le cozze sono più carnose, ricche di sapore e, in generale, più sicure da mangiare fresche.
Conoscere la stagionalità delle cozze è importante non solo per il gusto, ma anche per la sicurezza alimentare: mangiarle nel periodo giusto ti garantisce un prodotto più sano, più saporito e più rispettoso del loro ciclo naturale.

Ogni varietà di ostriche francesi prende il nome dalla specie e dalla zona di allevamento. La Francia è una delle patrie dell’ostricoltura di qualità e offre un’ampia gamma di ostriche raffinate e dal sapore unico. Ci sono due specie principali:

1️⃣ l’ostrica piatta europea (Ostrea edulis), allevata soprattutto in Bretagna, dove è conosciuta come Belon,

2️⃣ l’ostrica concava del Pacifico (Crassostrea gigas), spesso affinata nelle Claires di Marennes-Oléron dove prende il nome di Fine de Claire.

Tra le ostriche francesi più rinomate ci sono le Gillardeau, famose per la polpa carnosa e saporita, e le pregiate Tsarskaya allevate nella baia di Cancale apprezzate per la consistenza delicata.
Vuoi assaporare le migliori ostriche francesi a Torino? Al Ristorante Da Dino troverai una selezione esclusiva di ostriche freschissime, servite con attenzione e passione per la cucina. [LINK?]

Le ostriche più pregiate in assoluto appartengono principalmente alla varietà Ostrea edulis, ovvero le ostriche piatte europee, le più rare e dal sapore molto complesso. Tra queste si annovera la famosa ostrica Belon (della Bretagna francese): è ricercatissima per il gusto intenso e la finezza della sua polpa.
Sono molto pregiate anche alcune ostriche concave “grand cru”, ottenute con lunghi affinamenti. Tra queste spiccano le Pousse en Claire francesi (affinate per mesi a bassa densità nelle claires, che regalano molluschi particolarmente carnosi) e le esclusive ostriche Ostra Regal, originarie dell’Irlanda ma coltivate con metodi francesi, celebri per la qualità eccezionale delle loro carni e il retrogusto di nocciola.

La tradizione ostricola italiana si è arricchita con diverse varietà di altissima qualità. Tra le ostriche italiane più rinomate ci sono le ostriche San Michele del Gargano in Puglia conosciute anche come “The White Oyster”, caratterizzate dalla conchiglia madreperlata, polpa abbondante e un sapore con sentori minerali e di frutta secca
Molto apprezzate sono anche le ostriche del Delta del Po in Veneto, come la Perla del Delta allevata a Scardovari (RO) – dal guscio bianco liscio e carne dolce-iodata – e l’Ostrica Rosa di Scardovari, così chiamata per le sfumature rosate del guscio e rinomata per il gusto equilibrato.
In Sardegna spiccano l’ostrica di San Teodoro (dall’omonimo stagno nel nord-est dell’isola) e l’ostrica Sandalia (dallo stagno di Tortolì, NU), offrono un eccellente rapporto polpa/guscio e sapori pregiati che riflettono il terroir mediterraneo delle loro acque.

Stilare una classifica assoluta delle ostriche migliori al mondo è difficile, ma esistono varietà apprezzate a livello mondiale per la loro eccellenza gustativa. Tra le più rinomate ci sono:

1️⃣ Ostriche Gillardeau (Francia): sono considerate tra le migliori al mondo per la loro polpa carnosa e un equilibrio perfetto tra dolcezza e sapidità.

2️⃣ Ostriche Belon (Bretagna): molto pregiate, dal sapore intenso e caratteristico.

3️⃣ Ostriche Tsarskaya: allevate in Francia nella baia di Cancale, sono delle eccellenze internazionali. Erano amate già dagli zar russi per la loro qualità superiore e il gusto raffinato.

4️⃣ Ostriche irlandesi Ostra Regal: rinomate per il loro sapore iodato con note di nocciola e l’elevata percentuale di carne nel guscio.

Il vero segreto della nostra frittura di pesce risiede nella corretta preparazione del pesce, nella qualità dell’olio e nella temperatura di cottura. Il pesce viene prima raffreddato nel ghiaccio per mantenerne la compattezza, poi asciugato con cura e impanato. La frittura avviene in olio ad alto punto di fumo, come l’olio di arachidi, mantenuto tra i 170°C e i 180°C, per garantire una doratura uniforme senza bruciare l’olio. È fondamentale friggere pochi pezzi alla volta e aggiungere il sale solo dopo la cottura, per evitare che l’umidità rovini la croccantezza.
Scopri la nostra frittura di pesce croccante e leggera! [LINK?]

Per ottenere una frittura di pesce croccante e leggera, ci sono alcuni segreti degli esperti:

Asciuga bene il pesce: tampona con carta da cucina per rimuovere l’umidità prima di infarinarlo.

Usa farine leggere: ad esempio la semola rimacinata o miscele specifiche per frittura, che garantiscono una panatura croccante e asciutta.

Scegli l’olio giusto: scegli olio di qualità con alto punto di fumo (ideale l’olio di arachidi) e portalo alla temperatura di 170-180°C.

Friggi pochi pezzi per volta: in abbondante olio caldo, in modo che la temperatura rimanga costante e il fritto non risulti unto.

Non salare il pesce prima della frittura: il sale farebbe uscire umidità e ammorbidire la panatura. Aggiungi il sale solo a fine cottura, dopo aver scolato il fritto su carta assorbente.

Con queste accortezze puoi realizzare una frittura di pesce dorata e fragrante, come quella dei migliori ristoranti.

La frittura di pesce è uno dei piatti più amati della cucina mediterranea, ma il suo nome può variare a seconda degli ingredienti utilizzati. In generale, si chiama “fritto misto di mare” quando comprende gamberi, calamari e altri frutti di mare, oltre ai pesci, spesso accompagnati da uno spicchio di limone.
Se invece la frittura è preparata con pescato di piccolo taglio (come alici, triglie, naselli o altri pesciolini), allora si usa il termine specifico “frittura di paranza”. Questo termine deriva dal nome delle barche da pesca tradizionali, le “paranze”, che portavano a riva il pescato tipico delle coste italiane. I pesciolini vengono infarinati e fritti interi, mantenendo intatto il loro sapore genuino e croccante.

Entrambe le versioni della frittura di pesce sono amate per la semplicità degli ingredienti e la bontà della preparazione, ma conoscere la differenza tra fritto misto e paranza ti aiuterà a scegliere meglio quando leggi un menù di pesce al ristorante.

Il fritto misto di pesce è uno dei piatti più amati della cucina di mare.
Nel fritto misto tradizionale troviamo generalmente scampi, calamari e gamberi, ma possono essere aggiunti anche alici, triglie o piccoli pesci di paranza, a seconda della disponibilità e del pescato del giorno. L’importante è scegliere pesce fresco e di qualità.
Per ottenere un fritto misto davvero perfetto, però, non basta solo la materia prima: il procedimento è fondamentale. Il trucco per una panatura croccante e asciutta è passare il pesce in acqua frizzante ghiacciata, asciugarlo bene, infarinarlo leggermente e poi friggere in olio bollente a una temperatura di almeno 200°C.
Questa tecnica crea un vero e proprio sigillo croccante che racchiude il pesce, mantenendolo tenero all’interno e ben dorato all’esterno, senza ungerlo eccessivamente.

Molte varietà di pesce si prestano alla cottura alla brace, soprattutto delle varietà a carne soda, che non si sfaldano facilmente.
Tra i più indicati troviamo i tranci di pesce spada, salmone o tonno, che grigliano benissimo mantenendo tenerezza e gusto. Anche i pesci interi come orata e branzino sono ottimi alla brace, meglio se lasciati con la pelle per proteggere la carne.Si possono aggiungere anche crostacei (gamberoni, scampi) e molluschi (calamari, seppie) per una grigliata di mare ricca e saporita.
Scopri la nostra grigliata mista di pesce, perfetta per gli amanti della cucina alla brace! [LINK?]

Nella nostra grigliata mista di pesce non possono mancare i crostacei più amati: gamberoni e scampi. Questi crostacei sono tra gli ingredienti più richiesti durante le grigliate, perché grazie alla loro carne compatta e succosa, restano saporiti e teneri anche dopo la cottura alla brace, sprigionando tutto il profumo del mare.
Per rendere il piatto ancora più ricco, puoi aggiungere anche molluschi come calamari e seppie. Perfetti per la griglia, cuociono in pochi minuti e aggiungono un tocco unico di gusto e consistenza.

Con pochi ingredienti scelti con cura, la nostra grigliata di pesce alla brace è sempre un successo: leggera, saporita e irresistibilmente mediterranea.

I migliori pesci da cuocere alla griglia sono sicuramente quelli a carne soda e abbastanza grassi da restare succosi. Pesce spada, tonno e salmone, tagliati in tranci spessi, sono ideali per una grigliata perché le loro carni restano sode e saporite, senza seccare durante la cottura sul barbecue.
Sono ottimi anche i pesci interi di media taglia, come orate e branzini, che vanno cotti senza togliere la pelle, per proteggere la polpa tenera e succosa.
Per dare un tocco di sapore alla grigliata si possono aggiungere dei crostacei, come gamberoni; o molluschi come calamari e seppie, che cuociono rapidamente e arricchiscono il misto di mare con diverse consistenze, sprigionando tutti i sapori del mare.

Per grigliare il pesce senza farlo attaccare alla griglia, ci sono due metodi efficaci.

1️⃣ Usa la carta da forno pulita e sostituiscila ad ogni cottura.

2️⃣ Riscalda bene la griglia, assicurati che la temperatura superi i 210°C. L’alta temperatura crea una crosticina che evita l’adesione del pesce alla griglia.
Un trucco fondamentale è non squamare il pesce: la pelle con le squame protegge la polpa dal calore diretto durante la cottura e facilita la rimozione della pelle una volta cotta, evitando che il pesce si sfaldi.
Con questi accorgimenti otterrai una cottura uniforme e un pesce perfettamente integro.

I migliori pesci da cuocere alla griglia sono sicuramente quelli a carne soda e abbastanza grassi da restare succosi. Pesce spada, tonno e salmone, tagliati in tranci spessi, sono ideali per una grigliata perché le loro carni restano sode e saporite, senza seccare durante la cottura sul barbecue.
Sono ottimi anche i pesci interi di media taglia, come orate e branzini, che vanno cotti senza togliere la pelle, per proteggere la polpa tenera e succosa.
Per dare un tocco di sapore alla grigliata si possono aggiungere dei crostacei, come gamberoni; o molluschi come calamari e seppie, che cuociono rapidamente e arricchiscono il misto di mare con diverse consistenze, sprigionando tutti i sapori del mare.

La paella originale spagnola si gusta al meglio nella sua terra d’origine, cioè a Valencia, o al Ristorante Da Dino.
Se ti trovi in Spagna, ti consigliamo di provarla nei villaggi e ristoranti tradizionali attorno al Parco Naturale dell’Albufera (poco a sud di Valencia): è proprio lì che questo piatto è nato e viene preparato ancora oggi secondo la ricetta autentica. A Valencia la paella viene servita seguendo la tradizione: riso con zafferano, coniglio, pollo, fagioli e il famoso socarrat – la crosticina croccante di riso tostato che si forma sul fondo.
Al Ristorante Da Dino portiamo questo sapore a Torino con una nostra ricetta speciale rivisitata ispirata proprio dai villaggi dei pescatori spagnoli. Un’esperienza da non perdere!

La paella è uno dei piatti simbolo della cucina spagnola e la sua origine è strettamente legata alla città di Valencia, considerata la culla di questo piatto tradizionale. La Paella Valenciana originale è preparata con riso, zafferano, carne di coniglio, pollo e verdure. Prende il nome proprio da Valencia, dove è stata preparata per la prima volta ed è tuttora un piatto profondamente radicato nella cultura locale e riconosciuto in tutto il mondo.
Al Ristorante Da Dino proponiamo una versione rivisitata della paella di Valencia, preparata con ingredienti freschi e sapori autentici. Vieni a provarla! [LINK?]

A Torino ci sono solo pochi ristoranti in cui mangiare la vera paella valenciana preparata secondo la tradizione più autentica.
Uno dei più apprezzati è il Ristorante Da Dino, che propone la ricetta originale dei pescatori di Valencia, i veri inventori di questo iconico piatto spagnolo.
La paella valenciana nasce come un piatto povero, pensato per recuperare pesce, molluschi e altri ingredienti che non potevano essere venduti singolarmente o serviti come piatto a sè. Unendo questi elementi e cuocendoli insieme, si ottiene un’esplosione di sapori che racconta tutta la ricchezza del mare Mediterraneo.
Per gustare una paella autentica, servono ingredienti di qualità e una preparazione precisa. La ricetta tradizionale prevede l’uso del paellero di ferro, dove si inizia rosolando le verdure fresche. Poi si aggiunge il riso – tipicamente il riso “bomba”, perfetto per assorbire i sapori – seguito dal pescato del giorno e dal brodo di pesce. Una volta portato a ebollizione, il vero segreto è non mescolare più: solo così si forma la tipica crosta croccante sia sul fondo che in superficie.
Il risultato? Una paella valenciana autentica, fragrante, profumata e ricca di sapore. Da gustare con calma, come vuole la tradizione. [LINK?]

La mazzancolla è una varietà specifica di gambero, riconoscibile per le sue dimensioni più grandi e la colorazione grigio-avana con striature scure, a differenza del rosa uniforme dei gamberi comuni.
Il termine “gambero” è generico e comprende diverse specie, dai gamberetti ai gamberoni. La mazzancolla, invece, è un crostaceo mediterraneo pregiato, noto per le sue carni molto pregiate e dal sapore delicato, considerato tra i più raffinati in assoluto.

La testa del gambero spesso non si consuma perché può contenere l’epatopancreas, un organo che può accumulare metalli pesanti o sostanze potenzialmente nocive. In realtà, per avere rischi significativi bisognerebbe consumarne grandi quantità, perciò si consiglia di gustare le teste dei gamberi con moderazione (o evitarle del tutto se la provenienza non è sicura).
È molto importante fare attenzione alla provenienza del prodotto e mangiare le teste di gambero solo presso Ristoranti di fiducia che selezionano accuratamente fornitori e metodo di allevamento e pesca.
Il consiglio è di gustare le teste di gambero solo se il pesce proviene da allevamenti certificati o da pesca controllata, come quelli selezionati dal nostro ristorante. La sicurezza alimentare è sempre la nostra priorità.

I gamberi sono un alimento ricco di proprietà benefiche. Sono ricchi di proteine magre (circa 13 grammi di proteine per 100 g di gamberi) ma poverissimi di grassi e calorie (solo 71 kcal per etto) quindi ottimi per chi cerca un alimento saziante ma leggero.
I gamberi inoltre forniscono vari minerali essenziali: una porzione di gamberi copre il fabbisogno quotidiano di iodio (importante per il metabolismo e la funzione tiroidea) e oltre i due terzi di quello di fosforo (fondamentale per ossa e denti), senza contare buoni apporti di selenio, zinco e vitamine del gruppo B.
In sintesi, mangiare i gamberi fa bene perché offrono proteine di qualità e micronutrienti utili al nostro organismo, rimanendo allo stesso tempo un cibo leggero e con poche calorie. Una scelta gustosa e salutare per ogni tipo di alimentazione.

In Italia si trova dell’ottimo pesce lungo tutte le coste (e al Ristorante Da Dino a Torino), ma alcune zone sono particolarmente rinomate.

La Sicilia e la Sardegna offrono varietà pregiate come il tonno rosso del Mediterraneo e i gamberi rossi di Mazara del Vallo pescati in acque limpide e ricche di biodiversità.

Anche l’Alto Adriatico è celebre: il mercato ittico di Chioggia è uno dei più importanti, e offre quotidianamente del pesce freschissimo e saporito, pescato in uno dei mari più pescosi d’Italia in termini di abbondanza e varietà di specie ittiche.
Anche lontano dal mare, si può assaporare dell’ottimo pesce fresco in ristoranti come il Ristorante Da Dino a Torino, che propone pescato selezionato di altissima qualità, per assaporare il mare tutto l’anno.

Il pesce fa bene perché è ricco di nutrienti preziosi per la salute. Fornisce proteine di alto valore biologico (molto nutrienti e più digeribili rispetto a quelle della carne) ed è una delle principali fonti di grassi omega-3, gli acidi grassi “buoni” che aiutano a proteggere il cuore: una dieta ricca di pesce, infatti, contribuisce ad abbassare il colesterolo “cattivo” e i trigliceridi nel sangue, aumentando al contempo il colesterolo HDL benefico.
Inoltre, il pesce apporta diverse vitamine e minerali: vitamina D e iodio (importante per la tiroide e il controllo del metabolismo), selenio e zinco (antiossidanti e utili al sistema immunitario), senza dimenticare il fosforo che supporta memoria e salute di ossa e denti.
Consumare pesce regolarmente, soprattutto in una dieta mediterranea, è associato a una migliore salute generale: apporta benefici cardiovascolari, un miglior sviluppo cerebrale (grazie agli omega-3) favorisce un’alimentazione più sana e maggiore longevità.

Dicono di noi

La vostra prima scelta come ristorante di pesce a Torino